Lyna 126 – I pensieri di Selina


Perciò la mattina seguente si alzò quando l’aurora a malapena iniziava a rischiarare il cielo, e partì con il sorgere del sole, spingendo il cavallo al galoppo.

Cavalcò l’intera giornata concedendo a sé stessa e al suo cavallo poche e brevi soste, ma la bestia sembrava capire la sua fretta e non si lamentava. Le contee le scorrevano accanto come un fiume, e lei stessa fu la prima a stupirsi della sua velocità quando giunse alle porte di Hundheim poco dopo il tramonto. Le guardie alla porta della città la riconobbero immediatamente e si affrettarono ad aprire il grande portale per farla passare.

Si diresse direttamente alle scuderie del castello dove lasciò la sua cavalcatura, raccomandandosi con gli inservienti di darle abbondante cibo e cure, perché si era meritata ogni cosa.

Entrò dall’ingresso dei servi aggirando così la sorveglianza dell’intendente e corse su per le rampe di scale che la conducevano alla grande sala da pranzo, dove sperava di trovare Lady Hund.

La nobildonna si era in effetti attardata dopo la cena, e la accolse con gioia. «Sir Lyndon! Non mi sarei mai aspettata di vedervi così presto. Non ditemi che la sorte non ha arriso ai vostri sforzi nel torneo!»

«No, è andato tutto bene, sono solo venuta di corsa quando ho ricevuto il vostro messaggio. Non riuscirò a resistere a lungo senza ricevere le notizie di cui parlavate.»

La donna le sorrise calorosamente. «Venite.»

La accompagno lungo i corridoi del castello, conducendola verso un’ala che non le era familiare. Si fermò davanti ad uno degli appartamenti dedicati agli ospiti, e bussò alla porta d’ingresso. Una donna di servizio aprì la porta e si inchinò alla Lady.

«Dì al messaggero che Sir Lyndon è qui, e gradirebbe ricevere immediatamente la missiva.»

La serva si inchinò prima di scomparire nuovamente oltre la porta. Dopo pochi minuti, riaprì la porta e invitò le due donne ad entrare.

Nel salottino d’ingresso stava in piedi, con aria marziale, un giovanotto abbastanza robusto che teneva in mano un comune involucro per pergamene.

«Mio signore,» disse, rivolto a Lyna, «Lady Selina Floria Glennlie di Glennhill le invia questa lettera, destinata ai vostri occhi, e ai vostri soltanto. Sappia che la prega inoltre di leggerla a fondo e attentamente prima di trarre qualsiasi conclusione riguardo al nunzio che le era stato in precedenza, e più pubblicamente, portato.»

«Grazie.» rispose lei, stringendo forte il piccolo cilindro.

«Grazie per aver atteso il suo arrivo.» aggiunse Lady Hund. «Puoi rimanere qui finché non sarai pronto a partire, poi sei libero di tornare dalla tua signora, o dovunque i suoi ordini ti conducano.»

«Sono io a ringraziare voi dell’ospitalità, mia signora.» replicò lui, con un profondo inchino.

«Le auguriamo una buona serata.» disse allora la Lady, afferrando Lyna per il braccio e trascinandola fuori, visto che quest’ultima sembrava momentaneamente incapace di qualsiasi azione.

Quando si furono allontanate di pochi passi, Lady Hund si fermò e si parò di fronte alla donna cavaliere. «Allora, non la apri? Non eri ansiosa di scoprire quale fosse il messaggio?»

«Lo sono tuttora. Eppure ho paura. Ho paura che su questo foglio ci sia scritto il nome del cavaliere da cui dovrò lasciarmi sconfiggere, perché è lui che Selina ha scelto. O che ci sia scritto di non avvicinarmi mai più a lei. Ho troppa paura per aprirlo.»

La donna più anziana tornò a stringerle il braccio. «Vuoi che rimanga con te mentre la leggi?» le sussurrò.

Lyna non riuscì a fare altro che annuire. Allora la Lady la condusse verso le sue stanze, dove vennero accolte da Gwennis. «Ti prego,» disse la nobildonna alla serva, «avvisa Alea che Sir Lyndon è tornato, e che le sue stanze devono essere pronte ad accoglierlo per la notte.»

Quella annuì e sparì nei corridoi riservati alla servitù. Nel frattempo Lyna si era seduta su una sedia dell’anticamera e fissava il piccolo cilindro che le riposava in grembo. Vide la Lady prendersi una sedia a sua volta e sedere accanto a lei, afferrandole la mano sinistra e stringendola forte tra le sue.

«Coraggio,» le disse, «sai bene quanto me che Selina non ti odia. Ha dimostrato in tutti i modi di essere innamorata di te e sono certa che anche in queste circostanze, un amore del genere non può svanire in una notte. Anche tuo fratello ne era sicuro.»

La donna cavaliere trasse un profondo respiro e si decise finalmente ad aprire il contenitore. Tenne per un attimo in mano il foglio arrotolato, poi si decise a cominciare a leggere:

 

Cara Lyn,

avrei voluto utilizzare il tuo vero nome, ma purtroppo non lo conosco.

Ti chiedo scusa per la mia reazione, ho permesso alla confusione e al panico di prendere il controllo delle mie azioni, e quando mi fui calmata, fu l’orgoglio a impedirmi di tornare immediatamente. Per questo mi sono rifugiata nella rocca dei Glennlie, tentando contemporaneamente di rimettere ordine nei miei pensieri e di ricostruire la città.

Inizialmente tutto stava procedeva tranquillamente, ma presto iniziarono a giungere cavalieri da ogni parte, chiedendo come mai non vi fosse nessun uomo nella rocca. Evidentemente le voci si erano sparse, e posso solo immaginare quali erano, secondo questi pettegolezzi, le motivazioni della nostra lontananza. Ad ogni modo, i primi tempi riuscii a evitare con cortesia le domande che costoro mi rivolgevano, ma col passare del tempo i visitatori diventavano sempre di più e sempre più insistenti, e presto dovetti dare una giustificazione plausibile.

Avrei voluto dire loro che tu eri semplicemente stata trattenuta altrove da impegni temporanei e che presto mi avresti raggiunto, ma temevo che non fosse tua intenzione rivedermi, dopo la maniera in cui ho ricambiato le tue gentilezze. Certo io non ti biasimerei, qualora tu abbia deciso di lavarti le mani della mia situazione. È in seguito a questi pensieri che ho deciso di diffondere la versione che probabilmente tu hai già sentito da araldi e messaggeri.

Con il senno di poi, temo sia stato un errore. I cavalieri che avevano preso a frequentare la mia corte immediatamente iniziarono a gridare all’oltraggio. Dicevano che era un disonore per te trascurare in questa maniera i tuoi doveri, che io meritavo di essere protetta da un cavaliere degno di questo nome. Per questo si aspettavano che io li sposassi seduta stante, regalandogli il feudo e la città che noi due abbiamo con così tanta fatica ricostruito, per tacere del titolo e della discendenza. Non mi fraintendere, nessuno è stato mai meno che cortese nei miei riguardi – altrimenti Iorio si sarebbe premurato di cacciarli fuori dalle mura a calci – ma le loro intenzioni erano chiare come il Sole, e a me poco gradite. La parte più divertente è che dopo tante altisonanti accuse nei tuoi confronti e innumerevoli allusioni alla loro maggiore virilità e cavalleria, nessuno di loro ha perso un minuto cercando di fare buona impressione su di me, o per lo meno di conoscermi.

Insomma, con tutte le mie parole incaute, temo di esser riuscita ad affibbiarti il ruolo di tutore crudele e dispotico nei miei confronti, anche se aiutata delle orecchie dei cavalieri, sempre pronte a modificare una parola qui e una là secondo le convinzioni del loro padrone. Ciò che volevo veramente dirti con questo messaggio è che tutto questo non è ciò che penso. Sei stata per me il migliore degli amici e mi hai difeso con uguale coraggio dagli aggressori e dai miei stessi errori. Inoltre, sebbene non ne abbia ormai alcun diritto, vorrei chiederti un ultimo favore: ti prego di non ripudiare la carica di mio tutore e di continuare ad adempiere ai doveri che essa comporta come avresti fatto prima di tutti questi avvenimenti. Se non per sempre, almeno per qualche tempo.

Ti volevo infine comunicare che, se fossi disposta ad ascoltare le mie scuse, ti aspetterò qui a Glennhill.

Con affetto,

Lady Selina Glennlie di Glennhill.

 

Lyna si accasciò nella sua sedia, ancora incapace di figurarsi tutte le implicazioni della lettera. Lady Hund la guardò perplessa, e lei le porse il foglio. La nobildonna lo lesse con attenzione, prima di avvolgerlo nuovamente su sé stesso e riporlo nella custodia.

 

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